Sergio Gelsomino ci racconta il nuovo singolo “Occhi da bambina”


Abbiamo incontrato
Sergio Gelsomino che porta con sé tutta la passione e la linfa vitale della sua terra esprimendola attraverso la sua musica. Il cantautore e polistrumentista siciliano ci ha raccontato il suo nuovo singolo “Occhi da bambina” e i suoi progetti futuri.
 
Ci spieghi un po’ com’è nata la tua passione per la musica?
Già da molto piccolo sono stato abituato a vedere strumenti musicali. Oggi può sembrare normale vista la sovrabbondanza di prodotti a cui ci andiamo abituando senza accorgercene. Ma negli anni Novanta non era scontato avere anche solo una chitarra in casa. Mio padre ne strimpellava una che conservava da quando era ragazzo. Inoltre, avevo una tastiera giocattolo, una diamonica e un’armonica a bocca con cui passavo molto tempo a giocare. La musica in famiglia l’ascoltavamo per lo più in macchina sulle cassette ed era molto varia: da Pavarotti a Dalla, da De Gregori ai Queen. Ma è stato quando a nove anni ho visto la banda musicale della mia città sfilare per le strade, acclamata ed amata dalla gente, che cominciai ad interessarmi più seriamente alla musica. Mi affascinava il sax, ma mi fu consigliato il flauto traverso in quanto simile nella diteggiatura e al momento più necessario, visto che non lo suonava nessuno corpo musicale principale della città. Dopo le prime lezioni private, il mio Maestro Silvio Vitale m’incoraggiò a fare un’audizione al conservatorio dove fui ammesso a soli undici anni. Una volta imparata la teoria musicale come si deve mi venne quasi spontaneo imparare anche la chitarra da autodidatta. Negli anni a seguire iniziai a suonare nelle prime band dove ho scoperto anche la passione per il canto. Ma la sorpresa più grande fu vedere come il flauto stesse bene in qualsiasi genere musicale e decisi di non relegarlo più a strumento esclusivamente da musica classica.
 
Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
Qui mi devo concentrare… Così spontaneamente forse il ricordo più vecchio che mi viene in mente risale a quando avevo 4 o 5 anni. Ero in viaggio con la mia famiglia sulla nostra Renault 5 color sabbia verso il mare vicino ai templi greci di Agrigento. Il mangianastri faceva scorrere una cassetta di Francesco De Gregori che cantava "Stella stellina” ed io duettavo con lui.
 
La tua definizione di musica.
La musica è l’arte di cui i suoni sono il mezzo di espressione ed l’arte della verità. Qualsiasi cosa tu stia provando o pensando mentre suoni non lo puoi nascondere. Spesso riesco a leggere nel cuore di chi sta suonando solo ascoltandolo. C’è solo uno stato d’animo che riesce a bloccare qualsiasi forma espressiva come un cancello nero: la paura.
 
Quali sono i cantanti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?
Andrea Bocelli con la sua versatilità e finezza musicale. Jon Bon Jovi e Steven Tyler con la loro energia musicale e presenza palcoscenica. Francesco De Gregori, Franco Battiato, Fabrizio De Andrè con i loro testi poetici su temi non sempre consueti.
 
Con chi ti piacerebbe collaborare o duettare?
Mi piacerebbe scrivere qualcosa con Francesco De Gregori e Fiorella Mannoia. Di sicuro ne uscirebbe un testo fantastico e in più le nostre voci e il mio flauto ne farebbero un capolavoro.
 
Parliamo del tuo ultimo singolo: come è nata l’idea per questo brano?
Quando ho scritto la canzone “Occhi da bambina” non stavo cercando direttamente l’ispirazione per un nuovo brano. Questa ballata rock è nata piuttosto dal bisogno di sfogare il mio cuore, una sorta di terapia, in seguito ad una delusione d’amore avvenuta in un periodo in cui stavo veramente perdendo la speranza sotto tutti i punti di vista. L’amore con le sue gioie e i suoi dolori, penso che resti e resterà una delle principali fonti d’ispirazione per tutte le arti. Nel brano non ci sono riferimenti diretti alla persona in questione, permettendo quindi a chiunque abbia vissuto una situazione simile di identificarsi con la canzone.
 
“Fiore di nuvola” è il tuo nuovo disco. C’è un filo conduttore che lega i brani del disco?
Sì, è il bello dell’album. Come un album di fotografie lo si può riordinare secondo principi diversi: per tema, cronologicamente, ecc.
In “Fiore di nuvola” c’è la mia e la storia un po’ di tutti noi. La prima canzone “Matini” racconta in dialetto siciliano gli anni spensierati dell’adolescenza in cui magari un giorno si marinava la scuola per andare a giocare e sognare del futuro tra le verdi colline della mia zona. In seguito arrivano quegli “Occhi da bambina” che come un terremoto scuotono tutto e in preda alla disperazione si fanno spesso scelte impulsive e sbagliate. Io mollai tutto e me ne andai in America per poi ritornare sui i miei passi. La delusione e l’incertezza che ne derivarono ispirarono il terzo brano, “Parole senza senso”. Ma come si dice, la speranza è l’ultima a morire. L’omonima canzone “Fiore di nuvola” è un nuovo inizio, fragile e con la paura di perdere di nuovo tutto. C’è la voglia di amare di nuovo e di rialzarsi. Sensazioni che abbiamo provato in particolare nel periodo della pandemia, oggi ormai agli sgoccioli, ma che ha segnato le nostre vite. “Re senza corona”, la quinta ed ultima traccia, racconta appunto la nostra Italia ferma e attonita di fronte a quella forza della natura, mentre la società cambia ma l’amore non si arrende. In generale posso dire che nell’album c’è una crescita continua basata sui sogni, la speranza e l’amore.
 
La canzone che più ami del tuo nuovo album.
Difficile da dire, perché ogni canzone è come un figlio e non si può dire di amarne uno di più dell’altro. Tuttavia "Fiore di nuvola” non si è guadagnata il nome dell’album per niente. Scriverla mi ha salvato la vita e c’è tanta anima dentro. Questo la rende un po’ più speciale per me.
 
Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i nostri lettori?
In estate registrerò un nuovo album. Stay tuned!
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