Un viaggio nell'anima di 'Questi passi': l'intervista a Giuseppe Gazerro e la Resistenza Acustica


“Questi passi” è un brano nato in qualche pomeriggio insieme ad un amico ed è stato poi presentato alla band che lo ha eseguito apportando alcune sostanziali modifiche all’arrangiamento, specie nell’uso dei riff strumentali,  e, una volta perfezionato in studio, specie nell’uso delle tastiere, ha raggiunto un tocco molto 70’s che ha reso il pezzo molto vicino alle intenzioni originali dell’autore.
Si tratta di una ballata mossa ma cantautorale e dal testo molto intimista e personale con note che si possono definire senza dubbio rock, per quanto in una veste sempre *pop-ular*.

Ci spieghi un po’ com’è nata la tua passione per la musica?
Negli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero – e da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
Mio padre che mette un giradischi dentro un mobile dell’armadio di cucina.
Da allora ho passato praticamente tutta la mia adolescenza con la testa dentro quell’armadio finché non ho convinto i miei a comprare il primo giradischi mio; ho messo sul piatto il primo disco mai acquistato da me (sempre coi soldi dei miei): Bob Dylan Greatest Hits Vol.1.
E non ho più smesso di stare in quel mondo.

La tua definizione di musica.
Sono appassionato di molte forme d’arte, a dire il vero, dal cinema alla letteratura.
Ma in musica ho sempre trovato la mia ispirazione maggiore, la mia consolazione, la mia motivazione e quindi la mia definizione non può che prendere piede da questa considerazione personale.
Lo status di molti miei social dice: The Word, words, art & music play the sound of the spheres. (la Parola, le parole, l’arte e la musica suonano le note delle sfere)

Quali sono i cantanti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?
Bennato su tutti.
A lui ho rubato la 12 corde acustico-elettrica, il kazoo, l’armonica a bocca, il tamburello a piede e il sentirmi one-man-band.
Da un punto di vista testuale, sicuramente Bob Dylan.

Con chi ti piacerebbe collaborare o duettare?
Con chiunque apprezzi le mie cose.
O anche se non le apprezza, che voglia condividere una tournée.
Non ho preclusioni, anzi; apprezzo i contrasti.

Parliamo del tuo ultimo singolo: come è nata l’idea per questo brano?
Nasce dalla consapevolezza della mancanza di bellezza in molte delle cose che succedono intorno a noi; case diroccate, storie invecchiate.
No, questi passi non fan per me.
Il motivo vuole essere semplice e diretto per poter essere utilizzato in modo efficace anche sul palco.

Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i nostri lettori?
Beh, diciamo che l’uscita del nostro disco, quest’estate – che si chiamerà Eleison e
conterrà 5 brani  dei quali Questi Passi è il primo singolo – è solo il primo passo di una seriee di registrazione che voorei diventassero realtà in un periodo breve.
Per voi canterò ancora molte canzoni, come dico in un brano prossimo all’uscita.
😊 

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