«Davide Buzzi, che di musica se ne intende poiché è cantautore oltre che
autore ticinese, scrive un romanzo che proprio dalle note musicali prende ispirazione: L’estate
di Achille.
Dell’intero testo, colpisce subito un fatto: il colpo di genio, l’indice di grande originalità, che risiede nel mettere in dubbio la veridicità stessa della storia. Si tratta infatti di un’autobiografia inventata, un romanzo musicale che è anche un finto storico.
Al centro di tutto, un clochard contro cui la vita sembra essersi accanita: Seth, il coprotagonista del romanzo, è un abile chitarrista ridotto alla miseria e costretto a vivere in strada. Il lettore accompagna questo cantante maledetto, sigaretta dopo sigaretta, attraverso il suo dolore, e deve fare i conti con i fallimenti ma anche con il rimpianto di non aver saputo raggiungere un successo che almeno in un paio di occasioni sarebbe stato a portata di chitarra.
Tra le tante confessioni, Seth racconta persino di essere arrivato a incontrare, nell’arco della sua carriera, l’incomparabile Prince. Fantasia o realtà? Forse entrambe.
Un romanzo in cui la musica si mescola alla menzogna e alla verità, sullo sfondo di un’epoca – gli anni Settanta – su cui molto si è detto ma su cui, forse, ancora tanto c’è da dire.»
Un riconoscimento di spessore per l’autore svizzero italiano che in questo lavoro, ambientato su due periodi storici diversi, nel 1993 e gli anni 70, vuole raccontare il dramma di una vita ai margini, nella quale un uomo decide per scelta di abbandonarsi completamente, malgrado sia dotato di un talento musicale che facilmente lo potrebbe portare al successo.
Ma il romanzo di Buzzi si spinge ben più in là, andando a scavare nella storia degli anni 70, un periodo storico notevole e che ha segnato l’Italia in svariati modi; i movimenti musicali e culturali dell’epoca, le proteste operaie, le contestazioni giovanili, gli anni di piombo, il dramma della droga che aveva invaso le strade delle città, e molto altro ancora, addentrando il lettore in una variegata sorta di eventi fino alla strana scomparsa di un cantante quasi famoso, avvenuta nel 1974 al Festival di Castrocaro.
Un ulteriore aspetto interessante di questo romanzo è la sua ambientazione, il quartiere del Corvetto a Milano e il suo cavalcavia dove buona parte del racconto si svolge – detto anche “Raccordo Autostrada del Sole”-, un ecomostro costruito a cavallo fra gli anni 50 e 60 del secolo scorso e che finalmente, dopo anni di dibattiti controversie, la città di Milano avrebbe deciso abbattere, per ridare all’area il suo aspetto originale. Grazie a questo intervento, il Corvetto, oggi zona fra le più difficili della città meneghina, sarebbe rivalutato per tornare a misura di popolazione.
L’estate di Achille è un incredibile giallo della disperazione, che sa affascinare e commuovere il lettore durante l’intero scorrere degli eventi. Un fascino che lo ha portato ad approdare al Premio letterario più importante della penisola.
Dell’intero testo, colpisce subito un fatto: il colpo di genio, l’indice di grande originalità, che risiede nel mettere in dubbio la veridicità stessa della storia. Si tratta infatti di un’autobiografia inventata, un romanzo musicale che è anche un finto storico.
Al centro di tutto, un clochard contro cui la vita sembra essersi accanita: Seth, il coprotagonista del romanzo, è un abile chitarrista ridotto alla miseria e costretto a vivere in strada. Il lettore accompagna questo cantante maledetto, sigaretta dopo sigaretta, attraverso il suo dolore, e deve fare i conti con i fallimenti ma anche con il rimpianto di non aver saputo raggiungere un successo che almeno in un paio di occasioni sarebbe stato a portata di chitarra.
Tra le tante confessioni, Seth racconta persino di essere arrivato a incontrare, nell’arco della sua carriera, l’incomparabile Prince. Fantasia o realtà? Forse entrambe.
Un romanzo in cui la musica si mescola alla menzogna e alla verità, sullo sfondo di un’epoca – gli anni Settanta – su cui molto si è detto ma su cui, forse, ancora tanto c’è da dire.»
Un riconoscimento di spessore per l’autore svizzero italiano che in questo lavoro, ambientato su due periodi storici diversi, nel 1993 e gli anni 70, vuole raccontare il dramma di una vita ai margini, nella quale un uomo decide per scelta di abbandonarsi completamente, malgrado sia dotato di un talento musicale che facilmente lo potrebbe portare al successo.
Ma il romanzo di Buzzi si spinge ben più in là, andando a scavare nella storia degli anni 70, un periodo storico notevole e che ha segnato l’Italia in svariati modi; i movimenti musicali e culturali dell’epoca, le proteste operaie, le contestazioni giovanili, gli anni di piombo, il dramma della droga che aveva invaso le strade delle città, e molto altro ancora, addentrando il lettore in una variegata sorta di eventi fino alla strana scomparsa di un cantante quasi famoso, avvenuta nel 1974 al Festival di Castrocaro.
Un ulteriore aspetto interessante di questo romanzo è la sua ambientazione, il quartiere del Corvetto a Milano e il suo cavalcavia dove buona parte del racconto si svolge – detto anche “Raccordo Autostrada del Sole”-, un ecomostro costruito a cavallo fra gli anni 50 e 60 del secolo scorso e che finalmente, dopo anni di dibattiti controversie, la città di Milano avrebbe deciso abbattere, per ridare all’area il suo aspetto originale. Grazie a questo intervento, il Corvetto, oggi zona fra le più difficili della città meneghina, sarebbe rivalutato per tornare a misura di popolazione.
L’estate di Achille è un incredibile giallo della disperazione, che sa affascinare e commuovere il lettore durante l’intero scorrere degli eventi. Un fascino che lo ha portato ad approdare al Premio letterario più importante della penisola.