Vasco Barbieri si racconta in occasione dell’uscita del singolo “Fughe e Compromessi”



Vasco Barbieri ci racconta il nuovo singolo “Fughe e Compromessi”, una canzone stratificata e dai molti livelli di lettura, disponibile in rotazione radiofonica e sulle piattaforme digitali.

Il videoclip è stato selezionato al Barcelona Indie FilmMakers Festival, nella sezione Best Music Video, e al Prisma Independent Film Awards di Roma e affronta il tema della dipendenza, oramai innata, dal cellulare e dai social che, da strumenti di supporto sono diventati, nel bene e nel male, parte integrante della nostra vita sia sentimentale che lavorativa. Invita perciò a riflettere sulla loro importanza e sulla necessità di recuperare un contatto fisico non più solo virtuale.
 
 
Ci spieghi un po’ com’è nata la tua passione per la musica?
La mia passione per la musica è iniziata sin da piccolo, quando dopo un coma, al mio risveglio ho sentito suonare il pianoforte e sono rimasto ipnotizzato dal suo suono, ho fatto allora dei suoi tasti e della sua struttura la geografia del mio animo e attraverso di esso sono cresciuto. All’inizio ho studiato pianoforte privatamente mentre, col tempo, ho sviluppato una passione per tutti gli strumenti musicali, tanto che l’anno scorso mi sono iscritto a un corso di composizione ed orchestrazione. Da ragazzo suonavo in giro per cafè letterari del centro di Roma, finchè non sono stato scoperto dalla Maqueta Records con la quale ho inciso il mio primo album The Turtle, scritto in lingua inglese, le cui ritmiche che riprendono quelle dei miei grandi maestri (….); successivamente, l’incontro artistico con Grazia De Michele, mi ha dato il coraggio di lavorare su me stesso e di esprimere le mie emozioni in lingua italiana..dando vita ai brani editi lo scorso anno, da Portami con Te a Il Risveglio, fino a Fughe e Compromessi…per poi proseguire con altri brani che saranno editi nel corso del 2023..insomma, la musica è la mia bussola e la mia possibilità di vivere insieme agli altri nel mondo.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
Il mio primo ricordo alla musica è legato alla ninna nanna che mi cantava mia madre prima di dormire. Era “fratello sole e sorella luna”… in realtà non proprio una ninna nanna ma un sonetto di San Francesco, il che spiega molto della filosofia di mia madre.

La tua definizione di musica.
La Musica è per me Vita, Respiro, Fonte di forza…quando mi sento stanco…mi ricarico o al pianoforte

Quali sono i cantanti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?
Sono cresciuto con la musica di mio padre e mia madre, perciò Phil Collins, Leonard Cohen, Lionel Richie. Durante l’adolescenza ho scoperto il rock di David Bowie, dei Dire Straits, dei Led Zeppelin, di Jeff Buckley, di Bob Dylan. Sono cresciuto fra i testi di De Andrè, di Herbert Pagani, di Guccini e De Gregori. Il coraggio di presentarmi sul palcoscenico sono state invece le canzoni di Benjamin Clementine, Xavier Rudd e dei Cinematic Orchestra. Sono tra l’altro un appassionato di musica classica.

Con chi ti piacerebbe collaborare o duettare?
Non mi ritengo così ferrato sul panorama musicale contemporanea, anche perché si rivoluziona talmente velocemente. Ad oggi mi piacerebbe collaborare con musicisti che coltivano generi e stili diversi dai miei, così magari riusciremmo a sviluppare modalità di espressione non ancora immaginate. Comporre per me significa scoprire qualcosa di nuovo o riuscire ad esprimere qualcosa che non sono ancora riuscito a dirmi, perciò mi fido delle persone che mi circondano, l’universo secondo me sa di cosa ho bisogno.
Quest’ultimo singolo è il frutto dell’elaborazione di un lutto : la perdita di mio padre… il mio dolore l’ho incanalato nella musica e nella canzone ho immaginato di figurarmi mio padre sul letto di morte scisso fra la vita e la morte, fra il voler restare con i cari e il voler essere libero dal peso della sofferenza. Possiamo considerarla come il riconoscimento della propria ambivalenza, come nel mito della biga alata di Platone dove c’è un cavallo bianco ed uno nero che tirano in due direzioni opposte, per cui ci si sente scissi fra il volersi superare ed il bisogno, invece, di una continuità con il proprio passato. Questo singolo ha avuto una evoluzione stratificata in tre fasi distinte intervallate da un lutto in famiglia. Se, infatti, all’inizio raccontava di un clown che si strucca davanti allo specchio perché vuole liberarsi della sua maschera ma si rende conto che è proprio quella finzione a mantenerlo in scena, improvvisamente è diventata la richiesta di aiuto di un malato terminale che è diviso fra l’arrendersi e l’insistere per rimanere accanto ai suoi cari. Infine, grazie alla collaborazione con il regista del video, Ari Takahashi, ci siamo resi conto che la canzone può anche essere interpretata come una relazione d’amore intensa e complessa che si conclude (momentaneamente?) con un’interruzione dei rapporti a causa di un blocco delle comunicazioni, che li riporterà in contatto con se stessi. La canzone si rivolge a tutte quelle persone che come me si sono dimenticate della propria intimità in favore di un ruolo che hanno preteso essere più importante della sincerità con se stessi. È un invito a rientrare in contatto con le proprie speranze facendo i conti con il personaggio che si è diventati, per riaprire un dialogo fra intimità ed esteriorità, fra piaceri e doveri. Pertanto, nonostante di primo acchito possa risultare una canzone triste, in realtà è un brano liberatorio.

Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i nostri lettori?
Per questo 2023 sono in progetto nuovi singoli..con date live in tutta Italia: il mio alternarmi tra pianoforte e tastiera del pc sta portando a nuove composizioni che spaziano dal pop alla composizione di musica da film..insomma, un continuo fluire..
Vi aspetto pertanto sui social per condividere con tutti voi ogni mia emozione.

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